In 24 hanno trovato lavoro, un centinaio gli stage attivati. Società della Salute area pratese e terzo settore hanno usato i fondi europei per le attività di accompagnamento al lavoro rivolte a persone svantaggiate
Sono stati assunti come fornai, cassieri, manovali e operatori socio-sanitari. In 24 hanno trovato lavoro nella stessa azienda in cui hanno portato a termine il proprio stage o in un’altra del territorio. Rappresentano il risultato del lavoro condotto dal progetto Pr.I.S.M.A, che ha coinvolto quasi 200 partecipanti e attivato un centinaio di stage nel territorio pratese. Il progetto, finanziato dal fondo sociale europeo attraverso l’asse d’inclusione sociale e lotta alla povertà della Regione Toscana, è stato realizzato nel territorio pratese da un’associazione temporanea composta da Arké Cooperativa Sociale, Astir, Consorzio Mestieri Toscana, Consorzio Co&So Firenze, Laboratorio Arco di Pin, Insieme per la famiglia, Pegaso Network, Consorzio Metropoli. Capofila la società della salute dell’area pratese.
“L’obiettivo era promuovere l’occupabilità di persone svantaggiate attraverso il loro inserimento sociale e lavorativo, consolidando la sinergia di un sistema integrato permanente tra servizi territoriali, reti di imprese sul territorio e terzo settore e con percorsi di inserimento flessibili ed individualizzati, centrati su formazione, orientamento, tutoring e stage con indennità di partecipazione”, sottolineano la presidente della Sds Lorena Paganelli, il presidente del consorzio Astir Claudio Martini e Giacomo Giusti per il Consorzio Pegaso.
Tutti i 197 partecipanti hanno seguito un percorso di orientamento. Di questi 97 hanno poi proseguito con lo stage, nonostante le difficoltà create dalla pandemia che ha allungato i tempi di realizzazione del percorso dal 2019 al 2021. Le aziende coinvolte negli stage, durati circa 6 mesi, operano in vari settori: dalla ristorazione, ai servizi sociali, dall’industria anche alimentare al commercio. Le 24 assunzioni, delle quali 4 a tempo indeterminato e il resto a tempo determinato o apprendistato, riguardano mansioni molto varie, dall’addetto alla tavola calda, al manovale edile, dall’operatore socio sanitario al confezionamento di prodotti industriali o all’aiuto salumiere. Largamente positiva anche l’esperienza di chi alla fine dello stage non è stato assunto, l’80% lo ha infatti giudicato un contributo per instaurare rapporti sereni con le persone incontrate sul luogo di lavoro e anche con la famiglia.
Il progetto era rivolto a persone disoccupate o inoccupate, in carico ai servizi sociali territoriali. Il profilo dei partecipanti, che si ricava dalle schede redatte per ognuno dagli orientatori, registra una maggioranza di donne (60% degli utenti) di età compresa tra i 38 e il 45 anni. Gli italiani sono poco più del 60%, fra gli stranieri il 13% proviene dalla Nigeria, il 7% dall’Albania e poi Marocco e Senegal. Non vi sono utenti di nazionalità cinese.
Il 90% degli utenti era iscritto ai centri per l’impiego e il 40% era anche da tempo in carico a servizi sociali. Tra le caratteristiche di maggiore fragilità la prolungata assenza dal mercato del lavoro, la precaria condizione socioeconomica e i contesti multiproblematici da cui gli utenti provengono, per esempio pesanti carichi assistenziali in famiglia o presenza di soggetti psichiatrici o violenti o ancora situazioni di ex-tossico o alcool dipendenza. Questi fattori legano gli utenti a dinamiche di semi-povertà e disagio sociale amplificate anche dalla presenza di minori all’interno dei nuclei (quasi il 60% ha infatti figli e l’80% di questi sono minori) e dal basso livello di scolarizzazione.